Spesso la
fame è condizionata dal nostro stato d’animo. Si tratta di una fame non
fisiologica, ma dovuta a meccanismi psichici. Il nervosismo si manifesta con una
sorta di voracità, di esagerazione nella quantità e nella qualità dei cibi
ingeriti: quando questo tipo di fame arriva, non si tende semplicemente a
mangiare, ma ci si abbuffa. Si può avere la fame nervosa per noia, se ad
esempio non sappiamo cosa fare, per ansia,
per tristezza, scarsa autostima, solitudine. Che il cibo abbia un effetto
consolatorio lo sappiamo tutti: colma vuoti affettivi che hanno radici nella
primissima infanzia, tampona le frustrazioni professionali che minacciano l’autostima.
Purtroppo questi vuoti sono voragini più o meni profonde. La voglia di assumere
cibo può comparire in qualsiasi momento, ma generalmente le ore nelle quali si
registrano gli episodi di fame nervosa sono quelle della sera o addirittura
quelle della notte. Raramente chi soffre di fame nervosa mette al corrente le
altre persone, anche quelle a lui vicine, degli episodi compulsivi che
generalmente avvengono di nascosto.
Chi soffre
di fame nervosa “le prova tutte per smettere”, inizia cioè una ricerca
disperata di strategie esterne per cacciarla via: diete, farmaci, tecniche e
terapie varie.
Questo approccio
è sbagliato, perché se la radice è
nervosa, ossia psichica, la soluzione è psichica e interna, non esterna (cibo,
farmaci, tecniche, ecc.). Non bisogna provare in mille modi a smettere: questo
atteggiamento allontana dalla soluzione!.
Quando senti arrivare l’attacco di
fame fai un passo indietro e chiediti: che emozione sto provando? Non per cercarne le cause, non serve
a niente., ma per fargli spazio dentro di te.
Sostare negli
stati d’animo significa imparare a sostenerli, ossia a “starci dentro”,
lasciarsi attraversare osservando e attendendo. Lo stesso vale per l’attacco di fame nervosa.
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