giovedì 20 settembre 2018

IL BAMBINO RIFIUTA IL CIBO


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In cima alla classifica delle preoccupazioni materne, un posto d’onore è riservato all’alimentazione del pargolo.

“Non mangia!” è una sorta di ritornello tra le mamme che accompagna ogni fase della crescita del bimbo.

“Ma come mai ora fa tante storie?” è un interrogativo che assilla molte mamme e, alla fine, spesso, il “no” del bimbo a tavola viene bollato come l’ennesimo “capriccio”.

Il rifiuto del cibo è legato a una fase della crescita del bimbo che dura fino a circa 3 anni.
In sostanza, il periodo dei “NO” rispecchia il graduale processo di distacco dalla madre verso una sempre maggiore autonomia.

L’ostinazione non è un capriccio, ma un segnale positivo del percorso di crescita.

L’alimentazione non è una cosa a sé stante, è importante che sia inserita nella relazione tra bimbo e adulto. Alla base di tutto, quello che conta è la responsività materna, ovvero la capacità della mamma di rispondere ai diversi bisogni del bambino nel migliore modo possibile.

Nel periodo dello svezzamento, il piccolo è incline ad assaggiare e scoprire sapori diversi se il genitore introduce nuovi cibi in modo corretto, non forzandolo e lasciandolo pasticciare.

È importante proporre di tutto se si è convinti che sia giusto.

Se la mamma lo asseconda e lo lascia pasticciare, facilita il fatto che lui, piano piano, comprenda il suo stato e capisca se ha fame. Si percepisce autonomo e avverte anche che l’adulto ha riconosciuto questa sua autonomia.

È molto importante mettere sul tavolo una buona varietà di cibi, invitando il piccolo a scoprire gusti diversi.

Le abitudini alimentari dipendono, in grande misura, da quello che il bimbo percepisce e vede intorno a lui.

“Dare l’esempio” gioca un ruolo centrale durante ogni tappa della crescita.

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