“Entrare in contatto con il mistero dell’altro e aiutarlo
al suo disvelarsi è la ricchezza di un intervento che va in profondità, e che alimenta
la mia motivazione a svolgere questo lavoro”
Mi sono laureata con lode in Psicologia a Bologna nel 2008
e in seguito mi sono specializzata in Psicoterapia facendo la scuola di
Psicodramma analitico. È stato un percorso formativo e personale molto appassionante
e arricchente umanamente e professionalmente.
La mia indole introspettiva e riflessiva, l’aver vissuto
situazioni di sofferenza, i miei tratti depressivi e l’interesse per il mondo
psicologico mio e altrui mi hanno condotto a intraprendere questa professione,
scoprendo che la capacità di ascoltare è l’arte della mia vita.
Gli studi di
psicologia mi hanno permesso di acquisire una serie di competenze che vanno
dall’osservazione del comportamento fino alla fisiologia del cervello.
Comprendere il funzionamento della mente umana aiuta a definire i motivi di
molti comportamenti, sia normali che patologici.
Le difficoltà con cui ciascuno
di noi si confronta mi hanno sempre spinto a interrogarmi sul perché scaturiscano
certi malesseri piuttosto che altri, avvicinandomi a una comprensione quasi
istintiva, spontanea dell’altro.
Occorre guardare con indulgenza alle nostre
ferite non del tutto rimarginate, perché grazie ad esse offriamo alla persona
in situazione di sofferenza ciò che appartiene al nostro mondo interno.
Ovviamente tutto ciò non basta per offrire un aiuto competente e professionale.
L’abilità dello psicologo risiede anche nella
capacità empatica, nell’ascolto, nell’esperienza, nella sensibilità e nel tatto.
“Caratteristiche” principali per poter essere una psicologa-psicoterapeuta
è di avere tratti depressivi, narcisisti, ossessivi ed essere fondamentalmente
curiosa. La mia sensibilità e la mia empatia derivano per forza di cose dai
miei aspetti più depressivi, mentre la mia sicurezza di potere aiutare le
persone evidenziano i miei tratti più narcisisti; allo stesso modo la necessità
di catalogare, etichettare e diagnosticare toccano i miei tratti più ossessivi.
Nel
momento in cui ci si rivolge a uno psicologo-psicoterapeuta,
contrariamente a ciò che si pensa, non è la nostra parte più debole ad attivarsi, ma è quella più forte e sana ad avere il sopravvento: ci si rende conto
di trovarsi in una situazione di disagio, e nello stesso tempo si riconosce che
è possibile realizzare il diritto di poter stare bene, di poter accedere a uno
stato di benessere psico-fisico.
Rappresenta
consapevolezza dei propri limiti e la scelta di volerli trasformare in risorse.
Il rapporto
psicoterapeuta-paziente è un rapporto fra due persone che non si sono mai
conosciute prima, un rapporto dove
l’individuo, che vuole sciogliere i nodi delle sue sofferenze, viene accolto senza pregiudizi e visto con
occhi nuovi. Si sceglie un guaritore esterno con cui la persona può
verbalizzare i propri vissuti.
È un cammino faticoso quello di realizzare se
stessi, di diventare ciò che si è: il fatto di nascere biologicamente non
implica parallelamente la nascita psicologica della persona. A volte, l’individuazione
del sé deve avvenire nell’”humus fertile” che il contesto terapeutico è in
grado di offrire.
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