mercoledì 11 dicembre 2019

Teoria cognitivo- comportamentale transdiagnostica



La CBT-E (terapia cognitivo-comportamentale potenziata) si basa sulla teoria cognitivo comportamentale transdiagnostica dei disturbi dell’alimentazione. Cognitivo comportamentale significa che la teoria analizza principalmente i processi cognitivi e i comportamenti implicati nel mantenimento dei disturbi dell’alimentazione.
Transdiagnostica significa che la teoria è applicabile con minime modifiche a tutte le categorie diagnostiche dei disturbi dell’alimentazione.
Mentre le persone si valutano generalmente in base alla percezione delle loro prestazioni in una varietà di domini della loro vita (per esempio, relazioni interpersonali, scuola, lavoro, sport, abilità intellettuali e genitoriali, ecc.), quelle affette da disturbi dell’alimentazione si valutano in modo esclusivo o predominante in base al controllo che riescono a esercitare sul peso o sulla forma del corpo o sull’alimentazione.
L’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo è considerata la psicopatologia specifica e centrale, perché da essa derivano direttamente o indirettamente le principali caratteristiche cliniche dei disturbi dell’alimentazione.
Essa va distinta dall’”insoddisfazione corporea”, cosa che è di comune riscontro nelle persone occidentali, ma non rappresenta nella maggior parte dei casi un problema clinico.
Gli individui che si giudicano prevalentemente in conformità a un singolo dominio rischiano il crollo del loro intero sistema di autovalutazione quando le cose non vanno bene all’interno dello stesso (per esempio quando non riescono a perdere peso o aumentano di peso).
L’impegno prioritario dedicato a controllare il peso e la forma del corpo marginalizza inevitabilmente altre aree importanti della vita  (per esempio la prestazione scolastica o lavorativa e le relazioni),  che di solito contribuiscono allo sviluppo di un sistema di autovalutazione funzionale, stabile e ben bilanciato.
L’unico comportamento non legato direttamente all’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione è l’episodio bulimico.
Le varie manifestazioni cliniche dei disturbi dell’ALIMENTAZIONE, a loro volta, mantengono in uno stato di continua attivazione lo schema di autovalutazione disfunzionale e, insieme ad esso, costituiscono i cosiddetti fattori di mantenimento specifici (perché sono presenti solo nei disturbi dell’alimentazione).

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La CBT-E
La CBT-E usa in modo flessibile strategie e procedure terapeutiche in sequenza per affrontare la psicopatologia individuale del paziente. Il paziente è incoraggiato a diventare un attivo partecipante nel processo di cura e a vedere il trattamento come priorità. La CBT-E adotta una varietà di procedure generiche cognitive e comportamentali, ma favorisce l’uso di cambiamenti strategici nel comportamento per ottenere dei cambiamenti cognitivi.
Con i pazienti che non sono significativamente sottopeso, la CBT-E generalmente prevede un appuntamento iniziale per la valutazione diagnostica seguito da 20 sedute di 50 minuti da svolgersi in 20 settimane. Nella fase 1, che dura 4 settimane, il trattamento prevede due sedute alla settimana ed è focalizzato per raggiungere una comprensione condivisa del disturbo dell’alimentazione del paziente e dei processi che appaiono mantenerlo.
Nella fase due le sedute sono effettuate a cadenza settimanale. In questa fase della CBT-E, che dura una o due sedute, sono rivisti in dettaglio i progressi effettuati nelle prime 4 settimane e viene progettata la fase 3 in cui le sedute sono focalizzate sui processi centrali che stanno mantenendo la psicopatologia del disturbo dell’alimentazione del paziente. Con alcuni pazienti possono essere affrontati anche alcuni meccanismi di mantenimento aggiuntivi, come il perfezionismo clinico, la bassa autostima nucleare e le difficoltà interpersonali.
Verso la fine della fase 3 e nella fase 4 sono implementate procedure per minimizzare il rischio di ricaduta a breve e a lungo termine.

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