Le emozioni, in inglese e-motion energy in motion ovvero
energia in movimento, hanno un effetto sui nostri pensieri, comportamenti e
azioni, ma anche sul nostro corpo; infatti come dice la neuroscienziata Pert,
la nostra psicologia diventa la nostra biologia.
Ad esempio, sentirsi frustrati porta il respiro e il ritmo
cardiaco a essere irregolare.
L’uomo è portato a esprimere gran parte delle emozioni che prova attraverso la sua
relazione con il cibo. Mangiare per ragioni emotive o in relazione a stati
emotivi è una delle principali cause di una relazione conflittuale con il cibo,
che può sfociare, nei casi più gravi, nel binge eating disorder. Anziché
esprimere le emozioni in modo fluido e funzionale, spesso si tende a soffocarle
attraverso cibi “confortevoli”, che nell’immediato portano ad avvertire una
sensazione piacevole, di appagamento, ma che poi genereranno un senso di colpa
capace di minare l’autostima e di peggiorare lo stato di salute e la qualità di
vita della persona.
Spesso le persone non sanno davvero ciò che sentono perché
hanno sepolto troppo in profondità all’interno di se stesse le proprie
emozioni. Le emozioni inespresse purtroppo però non scompaiono, ma si
accumulano nel corpo andando a creare stati infiammatori che alla lunga possono
diventare sintomi più o meno gravi. Prima o poi insomma dobbiamo “sentire”!
Non esistono emozioni buone o cattive, giuste o sbagliate,
perché ogni emozione costituisce per noi un messaggio unico, in grado di
aiutarci a comprendere meglio chi siamo, cosa stiamo vivendo e cosa c’è
eventualmente da cambiare nella nostra vita.
Il desiderio irrefrenabile per un cibo è segno che qualcosa
dentro di noi non è in equilibrio e che dobbiamo fermarci e osservare la nostra
vita.
Il rapporto fra cibo ed emozioni è quindi spesso
contraddittorio e tormentato, mangiare può essere un modo per punirsi e perdere
il senso di quanto ci accade o un modo per volersi bene, “gustare” la vita e
condividerla con gli altri…
Una delle componenti più frequentemente associate
all’iperalimentazione è la fame emotiva, cioè
la tendenza ad alimentarsi in risposta a stati emozionali negativi come ansia e irritabilità.
Nel meccanismo della fame nervosa il rapporto fra cibo ed
emozioni sembra essere influenzato dalla capacità
di riconoscere e gestire i propri stati emotivi e di reagire attivamente a
eventi stressanti con efficaci strategie
di coping.
Il cibo può essere un “nutrimento”
a tutto tondo per il benessere psico-fisico della nostra persona, fonte di
sostegno, soddisfazione e anche occasione di convivialità, intimità e scambio con gli altri. Esso è molto più che un bisogno fisiologico.
Parla del nostro modo di amare e di essere amati; del nostro modo intimo di
relazionarci con la vita. Chi non mangia esprime il desiderio di smettere di
vivere. Chi mangia troppo esprime il bisogno di sopravvivere a una minaccia reale
o immaginaria. Quello che mangiamo dice anche qualcosa su quello che proviamo. Qualsiasi
cibo in buono stato dovrebbe piacerci. Tuttavia alcuni alimenti ci piacciono
molto più di altri.
I problemi alimentari,
spesso, si manifestano come pulsioni incontrollate verso cibi che determinano:
·
un accrescimento delle più comuni “intolleranze alimentari”
·
un calo
del livello energetico
·
sintomi
depressivi
·
un abbassamento
della qualità della vita
Il primo segnale dell’evoluzione
negativa di un atteggiamento alimentare è dato dal cambiamento
del carattere e dal comportamento generale della persona.