mercoledì 16 ottobre 2019

Psicologia dell’essere a dieta


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Dimagrire è una trasformazione che coinvolge interamente la persona quindi limitarsi a un approccio fisiologico, chimico e metabolico, non basta. Noi di “Leggermente” abbiamo rivoluzionato il concetto di programma dimagrante. Spostiamo l’interesse dai chili alla consapevolezza di sé, all’autenticità, alla capacità di esprimersi, di trovare piacere e libertà. S’imparano a rimodellare i propri confini, ad attivare risorse latenti, a trasformare il modo in cui pensiamo noi stessi. I chili di troppo sono visti come riserva di forze da dispiegare, progetti da realizzare, desideri da comunicare. Il nostro è un percorso che vede la perdita di peso come naturale conseguenza dello sblocco di energie intasate dal punto di vista psicologico.
Gli studi indicano che il peso forma, dopo un programma dietetico, nella maggioranza dei casi non viene mantenuto a lungo. Riflettendo in termini emotivi, un regime alimentare appesantisce, richiama concentrazione, responsabilità, impegno, controllo. Trascina facilmente in una spirale infinita di tentativi e fallimenti, il famoso effetto yo-yo.
La causa degli insuccessi può non essere il tipo di dieta, i ritmi di vita, l’assenza di aiuto famigliare, ma l’approccio mentale al cibo, alla dieta e a tutto quello che ruota attorno.
Lo psicoterapeuta può essere un valido aiuto per tutte le persone che iniziano una dieta e per le quali la possibilità di mantenere un peso adeguato è un fattore fondamentale di benessere.
L’aiuto psicologico può stimolare la persona a trovare valide motivazioni interne per iniziare una dieta in caso di sovrappeso; sostenere la motivazione a continuare nel tempo un regime alimentare sano; aiutare a sviluppare un atteggiamento mentale utile a gestire il panorama alimentare.
Solitamente il lavoro di supporto alimentare è finalizzato a:
·         Modificare l’atteggiamento mentale sabotante: pensieri quali “Io sono fatta così”, “Sono grassa di costituzione”, “Mi piace mangiare e per me è impossibile rinunciare al cibo“, “In famiglia siamo tutti così”, ecc.
·         Intervenire a sostegno e sviluppo della motivazione personale: con i giusti esercizi possiamo trasformare il critico interiore in un formidabile alleato nella lotta contro le tentazioni culinarie.
·         Lavorare sugli aspetti emotivi implicati nell’alimentazione (stress, ansia, depressione, rabbia) nei casi alimentazione emotiva
·         Aumentare l’autostima, l’autoefficacia e la resilienza
·         Accrescere la consapevolezza alimentare
·         Imparare strategie di gestione dei momenti di fame e tentazioni alimentari
·         Imparare a mangiare con consapevolezza, attraverso interventi di Mindfulness specifici per gli aspetti alimentari, assaporando il cibo e tornando in contatto con il corpo e i segnali di sazietà.
Scoprire quale funzione svolge per noi il cibo (antidepressiva, calmante, ecc.) è fondamentale per poter modificare una cattiva abitudine. Ricordate che dietro un comportamento negativo vi è sempre un’intenzione positiva.
Anziché aderire a regole e programmi prescrittivi, risulta molto più funzionale riconnettersi con i propri segnali biologici e affidarsi a essi.


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